“Dai … un’altra ancora!”
Filastrocche e rime della buona notte
“Dai… un’altra ancora!” Filastrocche e rime della buona notte è una raccolta di ninne nanne, filastrocche e storie in rima, inedite e selezionate mediante concorso. La pubblicazione viene proposta nella convinzione che l’accompagnamento al sonno, mediato dalla narrazione, mantenga inalterato il suo valore anche nell’attuale società tecnologica. Rilanciando la ninna nanna, come emblema del rito della buona notte si intende richiamare, in particolare, l’attenzione sulla qualità della cura che si vuole offrire al bambino di oggi. Le numerose ricerche su questo tema non lasciano dubbi: il rito dell’accompagnamento al sonno, pur rispondendo primariamente alle esigenze di cura, non può essere inteso come semplice pratica di addormentamento. L’adulto che si fa carico di tranquillizzare il bambino nel passaggio dalla veglia al sonno, gli concede un’attenzione esclusiva, giocata sulla sua presenza fisica, affettiva e sentimentale. E’ pertanto presenza globale che, proprio perché coinvolge corporeità e affettività, sa raggiungere i canali sensibili del bambino, favorendo un clima di autentica fusione comunicativa e sentimentale. Le ninne nanne, le nenie, le filastrocche sono generi letterari che, presentando caratteristiche strutturali di tipo essenziale, risultano da sempre adatte e immediatamente accessibili anche ai bambini piccolissimi. La loro particolare musicalità, le assonanze e le onomatopee, le modulazioni cantilenanti, l’ andamento ritmico che è un tutt’uno con il dondolare e il cullare e con la tenerezza della gestualità affettiva, producono un effetto tranquillizzante sul bambino. E’ così che il piccolo trova la calma necessaria per abbandonarsi al sonno, ricevendo, nel contempo, una profonda sensazione di rassicurazione e di protezione. Va aggiunto che la ripetizione rituale dell’esperienza favorisce, giorno dopo giorno, un processo di interiorizzazione delle strutture relazionali sperimentate, rinforzando affettivamente il bambino nel suo intimo. La ninna nanna è quindi dimostrazione d’affetto, ma nel contempo è “nutrimento d’affetto”. Precisa Leydi ( Canti popolari italiani , Mondadori , 1973): “La funzione […] non è solo l’addormentare i bambini, ma anche quella di avviare il processo di inculturazione del nuovo nato… Attraverso le ninne nanne infatti i bambini iniziano a conoscere le strutture linguistiche e musicali, l’uso delle parole e dei modi di dire, i personaggi, le abitudini, le tradizioni del proprio ambiente familiare e culturale, immergendosi – forniti di guida – nell’universo simbolico di significati che li circonderà da adulti”. La ninna nanna è, in effetti, gioco- ritmo, è parola ripetuta, è esercizio di ascolto e di imitazione, é percorso di fantasia, è forma elementare di conoscenza. In tale modo le ninne nanne, le filastrocche, le nenie e le tiritele diventano strumenti che concorrono allo sviluppo linguistico, all’affinamento dell’orecchio musicale, alla costruzione del senso ritmico, all’esercizio della capacità d’ascolto, alle primissime esperienze simboliche proprie di un determinato contesto culturale. Non a caso, la Commissione europea ha voluto preservarne il patrimonio culturale, promuovendo il progetto Lullabies of Europe, finalizzato alla raccolta e alla traduzione in 7 lingue delle ninne nanne dei diversi Paesi. E’ interessante, infine, notare che, se fino a pochi decenni fa l’accompagnamento al sonno era una pratica di pertinenza femminile e coinvolgeva esclusivamente la mamma, la nonna, la zia, e nelle classi nobili la balia, negli ultimi decenni, la cura dei figli vede protagonisti attivi anche i papà e i nonni. E questo non può che essere motivo di apprezzamento. Tuttavia, con la diffusione massiccia della tecnologia, qualcosa è cambiato sul piano della relazione educativa: gli strumenti tecnologici si sono prepotentemente infiltrati negli spazi di comunicazione adulto – bambino, diventando in non pochi casi vere e proprie presenze sostitutive dell’adulto stesso. L’accompagnamento al sonno non sfugge, purtroppo, a questa realtà. Così , un po’ per la fretta, un po’ per la stanchezza, un po’ per i ritmi frenetici a cui sono sottoposti, gli adulti trovano più comodo delegare ai diversi strumenti mediatici “quella voce narrativa”, che tradizionalmente ha avuto il potere di dare tranquillità e tenerezza. A partire da queste considerazioni, il libro – “Dai … un’altra ancora” Filastrocche e rime della buona notte – non è volutamente accompagnato da Cd: una scelta controcorrente rispetto alle logiche di mercato, ma sicuramente più favorevole ai bisogni di comunicazione e di ascolto dei bambini di oggi.