Progetto educativo e didattico

La scuola dell’Infanzia, rapportandosi costantemente all’opera svolta dalle famiglie, rappresenta un luogo educativo intenzionale di particolare importanza, in cui le bambine e i bambini realizzano una parte sostanziale della propria relazione con il mondo.

Il Progetto Educativo è il cuore della scuola, è l’identità.

Il Progetto Educativo è per l’adulto che con la sua vita è testimone,guida, sostegno compagno di viaggio per il bambino è l’ adulto che introduce il bambino in tutti gli aspetti della realtà e lo accompagna nella sua crescita.

Nel cammino educativo siamo soli perché nessuno può sostituirsi a noi o fare al nostro posto.
Non da soli perché è l’unione tra adulti che educa; perché solo in una compagnia possiamo educare lasciandoci educare, questo stare insieme apre,  aiuta e rende più affascinante il compito educativo.

Il Progetto Educativo è la meta. Siamo sempre in cammino, quindi, ogni anno è un nuovo inizio perché c’è un noto (da non confondere con il già saputo), verso il nuovo.  Noto perché è una verifica della strada fatta fin qui, perché nel cammino sono chiamato ad essere sempre più consapevole di ciò a cui sono chiamato come adulto, genitore, insegnante. Nel noto la meta è comprensibile perché conosciuta.

Nuovo: novità, perché ci permetta di tenere sempre aperta una domanda. La domanda è il senso, la ragione, il motivo che mi fa agire e mi fa essere. Sono disponibile ad accogliere il nuovo, sono aperto a ciò che mi aiuta ad andare più in profondità per essere aperto alla provocazione, alla domanda? E’ essenziale che sia l’unione tra scuola e famiglia ad educarci, anche se soli, ma non da soli .

 “ Se incontri qualcosa di nuovo e non lo riduci a quello che sai già, allora impari. Perché tanto più lo guardi, tanto più è nuovo.  Occorrerebbe essere semplici, bambini, veri, poveri, innamorati. Non saturi”.

Il Progetto Didattico strettamente collegato al Progetto Educativo viene proposto a partire dal racconto di una storia presentata ai bambini senza l’ausilio di immagini così da destare la fantasia, la curiosità, lo stupore della conoscenza, le abilità e le competenze dei bambini.

Partendo dall’incontro dei bambini con il racconto, il collegio docenti, strutturo il Progetto Didattico basato sul metodo attivo esperienziale. 

Tale metodo permette al bambino di conoscere e acquisire le competenze attraverso l’esperienza dentro il gioco – lavoro.

Ogni gesto, ogni materiale, ogni proposta che l’adulto fa, favorisce la scoperta nel bambino così che ogni sua ipotesi diventa soluzione nella creatività e costruttività personale.

Annualmente il corpo docente sceglie e delinea il cammino educativo dell’anno, struttura gli obbiettivi , delinea i percorsi didattici e si fa carico di comunicarlo ai genitori nella prima assemblea di sezione.

Coscienti dell’importanza che la famiglia ha nell’educazione dei propri figli, la scuola dell’infanzia stimola la partecipazione dei genitori alla vita della scuola,così da creare un clima unitario che guarda al bene dei bambini nella condivisione  del  progetto educativo. Lo sguardo dell’adulto, all’interno della Scuola, ha un ruolo fondamentale; è uno sguardo paziente e consapevole che vede nel bambino l’esigenza di crescita, di conoscenza, di significato, di essere riconosciuto come persona unica e irripetibile come dono di un  ALTRO.

L’educazione del cuore
Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare…

Negli anni, grazie anche ad amici speciali, abbiamo imparato che “l’educazione del cuore deriva da un incontro”; è solo incontrando persone certe, “per le quali vale la pena vivere”, che il nostro cuore viene educato. L’incontro di un io con un tu è quindi alla base del Progetto Educativo di quest’anno che si sviluppa e riassume in tre concetti all’apparenza semplici ma che portano con loro tutto il senso del nostro fare scuola: appartenenza, conoscenza e motivazione. L’appartenenza, che non è casuale associazione di persone ma è “avere gli altri dentro di sé”, deriva proprio dall’incontro; è il dispiegarsi di atteggiamenti nuovi che rivelano nuove dimensioni della personalità di ognuno. Ogni bambino, inizialmente, appartiene al genitore; è solo con il tempo che imparerà ad appartenere a se stesso e poi ad una realtà più grande che sia essa una famiglia, una classe, una scuola o una squadra. È importante, però, che appartenenza non diventi possesso: fondamentale è lasciare che i nostri bambini abbiano la libertà di scoprire, sperimentare e cercare la bellezza che li circonda anche attraverso regole e limiti dai quali nascono le domande fondamentali del cuore e grazie alle quali il cuore viene educato a riconoscere la realtà e a provare stupore. Privare i bambini di questa esperienza equivale a precludergli la possibilità di incontrare e di conoscere.

Solo attraverso questa libertà infatti il bambino ha la possibilità di essere introdotto alla conoscenza che è alla base del nostro essere e permette ad ognuno di noi di agire. La nostra scuola propone una conoscenza attiva che ha le sue fondamenta nelle domande del bambino. Queste domande possono anche non trovare risposte dirette o immediate ma è fondamentale che ogni bambino abbia davanti a sé genitori, insegnanti ed adulti consapevoli che sappiano smuovere in lui il desiderio di imparare, di scoprire e di vivere.

L’osservazione, insieme all’ascolto, diventa così lo strumento privilegiato per la conoscenza; il bambino, oltre ad osservare la realtà, ci guarda, ci imita, impara l’adulto e, grazie a questo, forma giorno dopo giorno la sua identità. Un’identità che si sviluppa solo grazie all’incontro con l’altro in un clima positivo ed incoraggiante; ognuno di noi è chiamato infatti ad essere un adulto motivato a vivere che custodisce in sè cura, affetto, pensiero e premura verso chiunque gli stia davanti. Un bambino motivato è un bambino attratto; è nostro compito destare in lui interesse, fascino, attenzione, stupore affinché in lui possa nascere la capacità di porsi domande e di comunicare sentimenti. La nostra meta, a casa come a scuola, è quella di essere squadra e non gruppo; ognuno di noi deve scegliere di rinunciare a qualcosa di personale in vista di uno scopo comune in modo che ogni circostanza si trasformi in occasione di apertura e di conoscenza della realtà che ci è stata donata.

Il filo rosso che ci unisce è, come sempre, la fede, come riconoscimento di una “Presenza certa” nella nostra vita. Presenza che ci guida, che ci conosce uno ad uno in ogni nostro pregio e limite, come un “giardiniere che sa cosa si nasconde negli interstizi dei petali delle sue rose”.